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Questa non è una biografia di Walter Zenga, anche se la sua storia e il suo mondo sono in ogni pagina. Il portiere dell'Inter e della Nazionale, oggi allenatore, è stato l'icona di una generazione cresciuta ai margini delle grandi città: nel suo caso la Milano di viale Ungheria e dintorni, periferia Est. L'autore di Zenga e i suoi fratelli è nato nella stessa strada di Walter, a un anno di distanza, frequentando le stesse persone. Solo che Zenga era il campione, il predestinato, come Claudio Ambu e pochi eletti, mentre gli altri bambini erano solo futuri bravi o cattivi cittadini. Fratelli di Zenga, con gli stessi valori a prescindere dal tifo per questa o quella squadra. Nel libro ci sono un po' di Zenga, un po' di Inter, un po' di calcio di Serie A, un po' di giornalismo, un po' di calcio giovanile vero, ma soprattutto tantissima Milano anni Settanta. Un'Italia in cui il calcio era un rito da vivere soltanto allo stadio, giocando senza troppi schemi, faceva da sfondo alla crescita dei figli della piccola borghesia e della classe operaia. Ragazzi sfiorati dallo spirito del tempo ma in alcuni casi da questo spirito travolti, fra politica e musica. Zenga era e rimane uno di loro.